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Spaziare nelle culture, un centro ed una mostra
Nel 2009 abbiamo proposto la prima fase del progetto dedicato all’Armenia con una mostra sul genocidio perpetrato nel 1915 ai danni degli abitanti di questa nazione considerata il baluardo cristiano fra occidente ed oriente, attraverso la documentazione fotografica del tedesco Armin T. Wegner. Quest’anno proponiamo di scoprire, invece, con una mostra fotografica realizzata per noi dal fotografo tedesco Udo Koehler , la straordinaria cultura dell’Armenia che solo da pochi anni ha raggiunto la sua totale indipendenza ed è
stata accolta nell’ambito dell’ONU. La mostra è il nucleo centrale di alcuni eventi culturali che abbiamo pensato di offrire per l’occasione e riscontrabili fra le pagine del presente numero di Cicoria, unitamente alla sequenza fotografica che in questo numero ha privilegiato la terra del poeta Daniel Varujan. Tutto questo nel perseverare nell’ideale di accoglienza della diversità culturale affinché sia di supporto alle nuove trasformazioni che ci attendono, vista la veloce metamorfosi della nostra società. Ma anche, senza peraltro affrontare temi politici che vogliono restare al di fuori dell’attività del nostro sodalizio, per spronare alla riflessione sull’immancabile riconoscimento del genocidio da parte della Turchia desiderosa di entrare nell’Unione Europea e pertanto costretta all’osservanza minima di un’etica che prevede proprio l’ammissione dei propri errori. Per passare ad altro argomento, la nostra associazione, ha istituito Il
Centro per la conservazione e la salvaguardia del patrimonio culturale Tuareg “Mano Dayak” che avrà sede a Pordenone ed opererà nell’ambito delle competenze statutarie dell’Associazione “via Montereale”.
Un ulteriore impegno, dunque, per sviluppare quegli interessi culturali che fungono da apripista ancora una volta per stimolare al coinvolgimento, alla conoscenza ed alla solidarietà. Un impegno non da poco, con una collana editoriale speciale ed in via di allestimento. Non dimentichiamo, peraltro, che la cultura Tuareg rischia come il suo popolo, l’estinzione.
Ludovica Cantarutti